Prof. CARLO VIVALDI-FORTI
(sociologo, psicologo, politologo)
L’ALTERNATIVA DEL FEDERALISMO PARTECIPATIVO
Il recente giallo della mancata diminuzione delle tasse, in soli due giorni annunciata e ritrattata, ha alimentato le solite polemiche contro il centro-destra e Berlusconi, accusati di scarsa serietà e coerenza. Invece di strumentalizzare ogni parola del Premier sarebbe molto più serio, da parte di giornalisti e politici, chiedersi perché nessun governo, da mezzo secolo in qua, riesca a realizzare riforme significative, non solo in campo fiscale.
A pochi commentatori è però venuto in mente che il difetto possa trovarsi nel manico, ossia nel nostro modello sociale e di sviluppo, decisamente superato e quindi ingovernabile. La crisi non appare solo o prevalentemente economica, ma anche istituzionale; l’uno e l’altro aspetto sembrano ormai così strettamente correlati che risulta molto difficile capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. E’ certo, comunque, che ogni possibile cambiamento necessita di un duplice intervento nei confronti di entrambi.
L’esperienza ci ha dimostrato che l’attuale forma di rappresentanza, esclusivamente partitica, non consente alcuna modificazione incisiva del modello sociale. L’intreccio economia-politica, che trova proprio nella partitocrazia il massimo catalizzatore, condiziona a tal punto le scelte dei rappresentanti del popolo, il cui orizzonte temporale è limitato dall’intervallo fra un’elezione e l’altra, (in Italia siamo sempre alla vigilia di elezioni), da soffocare sul nascere ogni autentica volontà riformatrice, le cui ricadute si colgono solo nel lungo periodo.
L’unica soluzione, per uscire dall’impasse, sarebbe restituire la sovranità politica alla società stessa non più mediata dai partiti, troppo compromessi con lobby e poteri occulti, ma direttamente. A ciò serve di sicuro il federalismo, inteso tuttavia non come mera devoluzione di parte delle funzioni del centro agli enti locali, bensì quello che si realizza attraverso la creazione di assemblee rappresentative degli interessi socio-economici legittimi, dai livelli più bassi ai più alti, destinate non a sostituire, ma ad affiancare, limitandone l’arbitrio, quelle a rappresentanza politica. Si tratta di qualcosa di molto simile al federalismo partecipativo su cui De Gaulle si giocò la presidenza nel 1969, che adesso è venuto il momento di rivisitare e rilanciare.
Al concetto di partecipazione, come alternativa al decrepito modello consumistico-assistenziale, dedicheremo prossimi, esaustivi interventi.
giovedì 28 gennaio 2010
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