martedì 22 giugno 2010

Giustizialismo in salsa moralista

Quando si considera in pieno il fenomeno giustizialista, non bisogna certo dimenticare l’appendice moralista, subordinata alle logiche contrarie al principio stesso di giustizialismo italico, “Dipietrista”, politicamente contraddittorio. Si discute di probabili rimborsi elettorali ricevuti dall’Italia Dei Valori . I “moralisti sempre” gridano alla truffa, i discepoli di Di Pietro invocano l’archiviazione del caso, i terzi traggono benefici dalla propria materia grigia. Per meglio dire,non confondere un’opinione al richiamo della bilancia della giustizia: quella vera non ha bisogno di “profeti e paladini” alla don Chisciotte. Si e' innocenti fino a prova contraria, anche quando a predicare bene e' qualcuno che razzola male, senza indugi, senza colpevolizzazioni, senza distinzioni. Non confondiamo la necessita' di chiarezza a un voler a tutti i costi replicare ai "paladini della mediocrità”. E’ proprio questo il dunque. L’alibi probatorio, l’eterno squilibrio di chi prima giudica e poi realmente, quasi nulla fosse, estrinseca e replica l’uomo o contesti da lui prima giudicati. Le risorse sono altre, così come la trasparenza in circostanze simili ma differenti, lontane anni luce dall’arrivo al traguardo di una giustizia non indotta, benché forse un domani non travisata a proprio uso e consumo. Il partito di Di Pietro da sempre ha abituato noi tutti , al colpevole per antonomasia, per forza, per detto e per diritto. Rimuovere dalla mente di alcuni, la logica indotta, e’ una perenne scommessa forse persa in partenza. Attaccare il “ Re dei giustizialisti”, puo’ erroneamente divenire un’arma contro se stessi. E’ cio’ che cercano, quello che occorre loro per uscire da un “limbo” composto di non contenuti , scherno e criterio di comunicazione anti-politica. Destrafuturo si distingue dalla tendenza involutiva di molti. “Non “spariamo sulla Croce Rossa” anche se al dire il vero non e’ cio’ che appare, anche se consapevoli di un ruolo che non gli compete, non condividiamo il “gioco” delle parti. Noi insistiamo: l’onanismo prolificante in merito al caso sopra citato, appare a noi come un ronzio fastidioso, la ricerca a tutti i costi dell’irreale e gia’ mai dell’autentica verità, corpo e anima di coloro campano da sempre a pane e “loro verita’. “

F. F. Marotta

PICCOLE SCHEGGE NON ESTRANEE

Di notte o durante il giorno, quando hai un pò di tempo e la mente non è assorbita da mille e più cose, possono emergere idee ed obiettivi da perseguire e da realizzare insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: LA GRANDE EUROPA che nessuno mai più tenterà di dividere...

C'è tempo per ogni cosa e forse questo è il momento per riprendere il cammino insieme a tutti gli uomini di DESTRA che intendono portare avanti quei valori e principi a noi tanto cari, con consapevolezza, guardando non solo all'Italia, ma anche all'Europa.

Grandi Uomini di Destra, hanno immaginato e previsto, che non c'è Europa senza La DESTRA. Quanto sta avvenendo, non è un "cambiar pelle" ma, semplicemente, una questione fisiologica dei Tempi che con gli accadimenti di ogni epoca, ci porta ad oggi nel più grande Partito d' Italia (PDL) ed in prospettiva futura, nel più Grande Partito d' Europa (PPE).

La vita è disseminata di frammenti di idee e progetti e lo scopo di tutti noi, deve essere quello di raccoglierle e proporle alla Comunità alla quale apparteniamo e desideriamo, per Amor Patrio, dare il nostro piccolo contributo.

Nessuno si senta escluso da questo grande progetto comune nel quale ognuno può riconoscersi con i propri compiti e meriti.

Marco Federico

lunedì 7 giugno 2010

Propaganda Futura: prima parte (Enrico Verga)

Una citazione doverosa:

"Un buon governo puo' essere venduto alla comunità come un qualunque prodotto.
Questo è cosi’ vero che spesso mi chiedo se i dirigenti politici cui spetterà la responsabilità di garantire il prestigio e l’efficacia dei loro partiti, non inizieranno a formare quadri che sarebbero anche dei propagandisti.

I politici sono restii a usare i metodi correntemente utilizzati nel mondo degli affari forse perchè hanno immediato accesso ai mezzi di comunicazione da cui dipende il loro potere.

Un dirigente crea situazioni nuove, non si adegua a un processo di riproduzione meccanica degli stereotipi.

Immaginiamo che faccia campagna per la riduzione delle tariffe doganali.

Scegliera’ certamente la tecnica moderna della radio per esporre le sue idee, ma tutto lascia temere che opterà per il vecchio metodo dell’approccio psicologico, già desueto all’epoca di Andrew Jackson e che l’impresa ha largamente abbandonato.

“Votate per me e per la riduzione delle tariffe doganali, perchè quanto piu’ sono elevate, tanto piu’ caro pagherete cio’ che comprate” lancerà attraverso l’etere.

E’ vero che ha l’immenso vantaggio di potersi rivolgere direttamente a cinquanta milioni di ascoltatori, ma la sua tattica è fuori moda: cercare di argomentare con il pubblico, si affida da solo alla forza dell’inerzia. Se invece avremo un politico che sa fare abile uso della propaganda, egli utilizzerà sempre la radio, ma come strumento di una strategia elaborata.

L’alfiere della riduzione delle tariffe doganali non si limiterà a spiegare che il loro livello elevato aumenta i prezzi dei prodotti, ma creerà situazioni che possono conferire a questa affermazione la forza dell’evidenza.

A tale scopo può decidere di allestire contemporaneamente in venti città un esposizione che illustri in modo chiaro i costi maggiorati a causa delle tariffe doganali in vigore.

Farà in modo che queste esposizioni siano inaugurate solennemente da uomini e donne importanti che, pur non partecipando alla vita politica, hanno delle buone ragioni per sostenere la proposta.

Appoggiandosi su quei gruppi i cui interessi sono particolarmente minacciati dal crescente costo della vita, incoraggera’ dietro le quinte un movimento per la riduzione delle tariffe.

Porterà la questione sulla scena pubblica, ad esempio esortando le personalità piu’ in vista a boicottare gli abiti di lana e svolgere le loro alte funzioni indossando vestiti di cotone, fino a quando i diritti doganali sulla lana saranno ridotti.

Facendosi portavoce delle assistenti sociali spiegherà che il prezzo elevato delle lane danneggia la salute dei piu’ poveri durante l’inverno.

Cosi’, qualunque iniziativa abbia preso, riuscirà ad attirare l’attenzione sul problema prima di rivolgersi direttamente al pubblico.

Quando parlerà alla radio non sarà necessario che ribadisca i suoi argomenti a milioni di persone che sicuramente avranno altri motivi di preoccupazione e potrebbero irritarsi per un’ulteriore sollecitazione. Il suo discorso risponderà invece alle domande che essi si pongono spontaneamente, esprimerà le attese e le emozioni di un pubblico già in parte guadagnato alla sua causa”

Edward Bernays 1928

domenica 16 maggio 2010

Lo stato incoraggi le famiglie, riconoscendo il ruolo delle Mamme



Oggi l’Italia, tra i paesi europei, è agli ultimi posti sia per tasso di natalità che per politiche efficaci in favore della famiglia.



Per far un paragone: Se un’azienda non esegue manutenzione alle proprie atrezzature, prima o poi andrà al collasso, fallirà. La stessa cosa vale per la famiglia e, conseguentemente, per la società.



Lo stato, o meglio la politica, sta penalizzando la famiglia e conseguentemente lo svilupo demografico. Certamente l’evoluzione del ruolo della donna, all’interno della società e quindi anche all’interno del nucleo familiare, non aiuta. D’accordo l’emancipazione femminile, che significa contare di più nella società e quindi dovrebbe anche significare maggior attenzione ai problemi della famiglia. Non sono d’accordo invece sull’eccessiva “spinta” carrierista delle donne.



E’ incontestabile che l’orologio biologico femminile fa scattare in ogni donna, come giusto che sia, la voglia di maternità. Questa però non può esser ridotta alla sola volontà di concepire e poi “esibire” la prole nei week end. Troppo spesso, oggi giorno, al desiderio di maternità non s’accompagna l’egual desiderio di prendersi cura, di allevare, di acudire la propria prole che, nella realtà dei fatti, vien acudita da persone terze, spesso straniere. I bambini, già a 2 anni, vengono depositati in asili/nido per parecchie ore al giorno.



Fatti naturalmente salvi i casi di forza maggiore, se ci si fermasse a riflettere sui costi di tutto ciò arriveremmo probabilmente al risultato che è tutto un giro a valore aggiunto uguale a zero. Mi spiego: Una donna lavora, percepisce uno stipendio minimo/medio e, a sua volta, deve mantenere una colf (non in nero, ovviamente) e pagare un asilo/nido…Beh ecco, tutto quello che guadagna, o una buona parte, lo deve poi girare a copertura dei costi. Il rimanente va per costi di trasferimento casa-ufficio ecc ecc.



Penso quindi ad una politica che intervenga proprio li, con aiuti tangibili al nucleo familiare; fors’anche proprio solo e soltanto in favore della donna in quanto madre, valorizzando la donna per il proprio ruolo naturale: Acudire la prole proprio nei primi anni, i più delicati. Forse, spero, aiuterebbe anche le donne moderne, emancipate, giustamente attive, a valorizzare se stesse ed il proprio ruolo facendo capire loro che, anche nel 2010, quella dell’educazione dei figli è o potrebbe essere la carriera di maggior successo e di più soddisfazione.



Sta ai politici capire che se si predispongono strumenti efficaci di sostegno, ne trarrà beneficio la donna che si riapproprierà della gioia di avere bambini, allevarli, proiettarli nella società per il giusto ricambio generazionale. Anche da questo si misura la ricchezza del paese.




Antonio De Simone



mercoledì 28 aprile 2010

Gianfranco Fini? Mi ha distrutto il Circolo

Il mio Circolo Ambientale era uno dei più grandi e attivi di Milano, circa 150 aderenti al circolo ed altrettanti tesserati (paganti) AN. Il famoso, almeno in Milano, Circolo Gabriele D’Annunzio.

Tra gli iscritti si annoveravano affermati medici, affermati avvocati, tantissimi imprenditori e stimati impiegati e professionisti ed erano quasi tutti provenienti da un ceto medio alto milanese.

Allora avevamo un partito, dei valori, una guida e soprattutto dei militanti. Poi, dal primo viaggio in Terra Santa di Gianfranco Fini, il suo continuo predicare al multiculturalismo, la cittadinanza agli extracomunitari e conseguente voto, all’insegnamento del Corano nelle scuole, alle coppie di fatto, ai temi etici, alla laicità alla RU486 e per ultimo al riconoscimento della coppia dello stesso sesso, non si è capito più niente.

Il mio Circolo cominciò a sfaldarsi. Gli aderenti, delusi e arrabbiati, diventano leghisti.

Noi, paladini della famiglia (cellula fondante di una società), della lotta all’immigrazione clandestina (erano i tempi della Bossi- Fini come orgogliosamente la chiamavamo), campagne elettorali all’insegna della giustizia, della certezza della pena…..tutte cose che i MIEI ex tesserati militanti, ora leghisti, mi rinfacciavano restituendo le tessere .

Adirato a mia volta, cominciai a scrivere alla Federazione Provinciale e Cittadina persino in via della Scrofa a Roma, sostenendo che la base si stava sfaldando, di intervenire in aiuto dei Circoli, di tornare a riprendersi il territorio…di non ripetere l’errore dell’ Elefantino. Tutte lettere morte, le mie.

E venne il giorno del “predellino”. Il messaggio dell’On. Fini alla base fu: “Ognuno per sè, Dio per tutti”. E si sedette sulla sua poltrona facendo “braccino” alla base AN, cominciando a frequentare i professori dei salotti romani e pensando di aver fatto la mossa del cavallo: Scacco al Re (Berlusconi) senza la conta dei voti.

Oggi vuol fare dei gruppi autonomi….Autonomi da chi? Con chi? ( vds trasmissione di ieri 17\04\2010, condotta dal giornalista PARAGONE su Rai 2)

MILANO, 28\04\2010-

IL PRESIDENTE DEL CIRCOLO

GABRIELE D’ANNUNZIO ITALIA 2000

FONDATORE DI DESTRAFUTURO

DE SIMONE CAVALIERE ANTONIO

mercoledì 21 aprile 2010

Chiarezza sull'Immigrazione, intervista di Flavio Nucci


DOMANDA: Conoscendo la tua attenzione verso l'andamento demografico, e specialmente alla "crisi" che lo caratterizza, crisi che colpisce specialmente l'Italia, qual'è l'atteggiamento che la destra dovrebbe assumere?


RISPOSTA: La crisi si manifesta con una ormai costante eccedenza dei decessi sulle nascite. Si è ben lontani dal tasso di "invarianza" che è di 2,1 figli per coppia mentre il tasso effettivo è ora di 1,4.


D: Come gioca in questa situazione la popolazione immigrata?


R: I dati demografici si riferiscono per lo più alla popolazione residente, non a quella di nazionalità Italiana; estrapolando le nascite da coppie italiane, il tasso scende ulteriormente a 1,2 figli per coppia.


D: Non sarebbe allora opportuno incoraggiare l'immigrazione?


R: Gli immigrati regolari sono già quasi 4 milioni, gli irregolari sono valutati in almeno un altro milione. Qualcuno sostiene che i contributi versati dagli immigrati possono colmare i vuoti del bilancio previdenziale nazionale. Questo è errato, perché quasi tutti gli immigrati rientrano nel sistema contributivo, cioè le loro pensioni saranno commisurate solo ai contributi versati e non alla retribuzione degli ultimi anni (Legge Dini '96). Ne consegue che i contributi saranno disponibili solo per chi li ha effettivamente versati


D. tenuto conto di questi dati, come va giudicata la proposta dei "finiani" di abbreviare i termini per ottenere la cittadinanza e anche di attribuire la stessa secondo il luogo di nascita e non secondo la nazionalità dei genitori com'è attualmente?


R. Il termine vigente di 10 anni per la concessione della cittadinanza (solo a richiesta e con altre condizioni) appare congruo; tuttavia se ne può discutere. Quello che assolutamente va combattuto è l'insano proposito di passare dallo "jus sanguinis" allo "jus soli". Questo creerebbe una forte spinta per l'immigrazione di coppie che, non appena concepito il figlio, vedrebbero lo stesso automaticamente cittadino italiano, con la possibilità di ricongiungimento per i genitori e per i nonni. Peraltro figli di coppie italiane che si trovassero all'estero per motivi di lavoro assumerebbero la cittadinanza del luogo di residenza e, qualora si trattasse di paese islamico, rischierebbero di trovarsi nello "STATUS" DI APOLIDI.


D. Esiste qualche esempio di situazioni simili?


R. Nel nostro tempo vi è il caso della Francia, che, passata allo "jus soli" in seguito agli accordi di Evian con l'Algeria, si trova ora soggetta a rivolte etniche, dovute alla estraneità dei nord-africani nei confronti della Nazione che li ospita.


Ma il riferimento più calzante e quello del passaggio allo "jus soli" dell'Impero romano ad opera dell'Imperatore Caracalla (212 DC), allo scopo di ripopolare la leva militare, compromessa da una già presente crisi demografica. Gli storici hanno visto in questo passaggio in mani straniere della dirigenza civile e militare una delle principali cause di decadenza dell'Impero romano, perché gli imperatori finirono per essere eletti dai Pretoriani del palazzo o da legioni di stanza nelle province e non dal Senato come avrebbe dovuto ancora essere.


D. Che fare dunque?


R. Tenere duro sull'attuale legislazione, a costo di isolare i più facinorosi, che ipotizzano di creare una nuova maggioranza con la sinistra.


Altrimenti la Lega, attentissima a questa tematica, continuerà a sottrarci consensi; soprattutto dobbiamo impedire una conquista - con mezzi pacifici - della nostra Nazione ad opera delle etnie più disparate, specialmente quelle di religione islamica, che hanno un tasso di natalità più che doppio rispetto a quello degli Italiani.


Intervista di Carlo Brignolo Gorla, protavoce Destrafuturo

martedì 20 aprile 2010

Il ritardo di Gianfranco Fini

NOTA PER RESPONSABILI A.N. A CAVALLO DELLA FUSIONE CON F.I. 2008

I sottoscritti presidenti di Circoli A.N. della Federazione di Milano sono stati sollecitati nelle ultime riunioni della Federazione a richiedere il rinnovo del tesseramento 2008 ai rispettivi iscritti 2007 e se possibile a nuovi iscritti.

Abbiamo già fatto presente, nelle sedi opportune, alla difficoltà di convincere i nostri iscritti a tale rinnovo stante il non chiaro percorso di A.N. per il prossimo futuro.

L’indicazione della necessità di essere il più numerosi possibile ad un ipotetico futuro Congresso del Partito ( quale? ) non risulta sufficiente, anche perché non risponde a frequenti domande che ci vengono rivolte quali:

- A.N. convergerà o si fonderà in un’entità partitica nuova insieme a F.I.

- oppure rappresenterà una componente di questa ipotizzata entità partitica

- quali sono gli elementi/ideali/ipotesi fondanti e caratteristici di questa nuova entità

- quali punti caratteristici dell’attuale statuto e carta dei valori A.N. saranno mantenuti in tale entità partitica

A queste ed altre richieste risulta molto complesso e difficile rispondere anche perché all’oscuro del dibattito e delle ipotesi che sicuramente sono oggetto di analisi da parte della direzione di A.N..

Lamentiamo un collegamento serio ed efficace fra eletti ed elettori che sia più incisivo delle consuete riunioni dove i soliti noti ricercano in futili passerelle applausi tanto inutili quanto inconcludenti.

E’ pleonastico sottolineare che nella dialettica eletti/elettori se quest’ultimi mostrano perplessità è perché gli eletti non riescono a spiegarsi, cosa che può comportare le dimissioni dei secondi dal ruolo di elettori.

Certamente poi il risultato elettorale ci deve far riflettere e non illuderci che, una manovra “di politica furba” del vertice possa sostituirne una onesta e partecipativa di Circolo. Già da tempo ci siamo spesi per la valorizzazione dei Circoli che garantiscono quel contatto capillare con militanti e nuovi elettori di cui la Lega sembra essere ormai, nel paese, l'unica interprete. Con i risultati che si merita. Nei mesi passati la nostra attenzione di partito si concentrò sul passaggio dallo stato di “Ectoplasma” a quello della spartizione delle poltrone, senza affrontare i temi classici: Sicurezza, Immigrazione, Droga, Famiglia ecc ecc. E anche qui la Lega fa politica, non gestione di Casta!

E’ opportuno anche riflettere sulla presente composizione della dirigenza del Partito, a livello Nazionale ma soprattutto a livello locale, passato forse troppo velocemente da forza di opposizione a quella di governo e con posizione primarie nello stesso, senza l’opportuna formazione e selezione di competenze, esperienze e professionalità.

Rimane pertanto da ripensare quali certezze, quale coinvolgimento e quali obiettivi presentare sia nei confronti degli iscritti, ma anche verso noi stessi presidenti di Circolo. Essendo inutile e forse controproducente un tirare a campare vivacchiando su risultati, posizioni e premi raggiunti, quando degli stessi non viene fatto buon uso almeno nei riguardi della comunità umana del Partito

NOTA A CURA DEL COMANDANTE

PRESIDENTE DEL CIRCOLO

GABRIELE D’ANNUNZIO ITALIA 2000

DE SIMONE CAVALIERE ANTONIO

2008, scritta alla Federazione AN Milanese.