venerdì 23 ottobre 2009

La rivoluzione nazionalpopolare di Silvio Berlusconi

Berlusconi: "Serve una vera Rivoluzione"

Da Sofia il premier rinnova i suoi attacchi alla magistratura politicizzata e annuncia che metterà mano alla Costituzione, con o senza l'opposizione. Poi si "scusa" con la Bindi: "Mi dispiace, ma la battuta è di largo consumo"

Riformerà la giustiza, anche se ci dovesse volere tempo. In visita ufficiale a Sofia, il premier Berlusconi ha espresso l'intenzione di mettere mano alla Costituzione in tema di giudici e ha detto che non lo spaventano né i tempi - "Non è che le rivoluzioni si possono fare in breve tempo" - né le reazioni dei suoi alleati: "Siete voi che vedete discordie"."C'è una riforma del processo penale che è già in Senato - ha dichiarato il Cavaliere - e che a me non sembra sufficiente. Quindi credo che su questo punto valga la pena di rivisitare la Costituzione. Se avremo i numeri per farlo in Parlamento, lo faremo in Parlamento e sarà più veloce. Se non avremo i numeri in Parlamento, la faremo con un ricorso agli elettori nella maniera più democratica e tranquilla possibile".Che la riforma delle giustizia, ma non solo quella ("C'è un Paese da modernizzare in molte direzioni"), sia indispensabile, Berlusconi lo dice ribadendo i suoi attacchi alla Consulta: "Ora io sarò attaccato e diranno che non è vero, ma basta con questa ipocrisia. La Corte Costituzionale, subendo la pressione di certa parte della magistratura, ha abrogato quella norma (il Lodo Alfano, ndr) varata dal Parlamento. Oggi, se pensate bene, ciò che sta succedendo è che una parte della magistratura molto politicizzata interviene con l'utilizzo della giustizia a fini di lotta politica e poi, su su, fino all'ultimo organismo che è la Corte Costituzionale".

Notizie Ansa

Berlusconi: posto fisso e' valore

Cosi' come partite Iva, polemica della sinistra e' in malafede (ANSA) - ROMA, 20 OTT - 'Confermo la mia completa sintonia con Tremonti. Per noi il posto fisso e' un valore e non un disvalore'. Lo afferma il premier Berlusconi. E un valore sono anche le cosiddette partite Iva, prosegue Berlusconi, per il quale ''la polemica sulle dichiarazioni di Tremonti e sul posto fisso e' l'ennesima conferma della malafede degli esponenti della sinistra''.'Il governo -aggiunge- e' a fianco degli italiani che lavorano come collaboratori dipendenti e di quelli che 'intraprendono e rischiano''. 20 Ott 18:06

IMPRESE - Berlusconi: taglio Irap, meno tasse e più basse Le nuove proposte del premier per le imprese lette all'Assemblea Cna

Taglio graduale dell'Irap, l'imposta che grava sulle imprese, sugli artigiani e sui professionisti, fino ad arrivare alla sua completa soppressione e riduzione della pressione fiscale: l’operazione potrebbe avvenire, secondo quanto annunciato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, “anche mediante l’elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, e l’estensione della Tremonti-ter". E, soprattutto un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell’innovazione e nella ricerca. Nel presentare la nuova iniziativa all’assemblea della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato, ha spiegato nel messaggio letto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, che l'esecutivo sta studiando “altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti”. Inoltre, il premier ha sottolineato che “Il Governo per fronteggiare la crisi, anche grazie ai vostri suggerimenti, ha messo in campo le misure più idonee ed efficaci per contrastare l'emergenza e avviare le riforme strutturali necessarie per tutelare e rafforzare il sistema produttivo, a cominciare dalle imprese più piccole”. Introduzione dell'Iva per cassa, detassazione degli utili reinvestiti, accelerazione dei rimborsi da parte della Pubblica amministrazione, estensione degli ammortizzatori sociali anche all'artigianato, rifinanziamento del fondo di garanzia: queste sono state alcune delle cose fatte dal Governo, per esempio, tra quelle sollecitate dai cittadini, misure, secondo il presidente del Consiglio, “indispensabili per reggere l'urto di una crisi mondiale e difendere la competitività sui mercati”.

La pace può… Silvio Nobel
http://www.youtube.com/watch?v=Lfd2sF_VsNc&feature=player_embedded#

http://silvioperilnobel.sitonline.it

Menomale che Silvio c’è
http://www.youtube.com/watch?v=WXf-YbsSh0Y

Silvio forever
http://www.youtube.com/watch?v=m6P7OuUJaKA

Partita doppia

Il sogno di rovesciare Berlusconi in 3 fasi è caduto come le foglie in ottobre

Francesco Forte
13 Ottobre 2009

L’economia italiana sta uscendo dalla crisi probabilmente molto meglio di altre economie europee ed occidentali e sicuramente meglio e prima di quanto avessero previsto l’opposizione e una parte rilevante dei giornali internazionali e degli uffici di previsione statistica. Mentre ciò accade e sarebbe necessario che si attuasse uno sforzo generale per sorreggere la ripresa, interviene una ondata di attacchi sistematici al presidente del consiglio. Prima riguardanti la sua vita privata, poi le sue precedenti attività come imprenditore ed ora la sua stessa posizione di premier, allo scopo di distruggerne la figura morale, le proprietà economiche, la figura politica e i diritti di uomo pubblico. Questa azione sistematica di delegittimazione aveva lo scopo di ottenerne le dimissioni per sostituire il suo governo con un governo tecnico. Ed interrompere poi la legislatura in modo da preparare la vittoria a un nuovo centro. Non è fantascienza: il più autorevole giornale inglese, il Times , ha chiesto le dimissioni di Berlusconi dopo la bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Massimo D’Alema aveva previsto la fase 1, quella delle escort pugliesi, Carlo De Benedetti aveva innescato la fase 2, quella del Tribunale civile di Milano, che ha condannato la Fininvest a una cifra enorme di risarcimento per il lodo Mondatori, con un calcolo palesemente sbagliato, di cui gran parte della stampa di opinione non ha rilevato i banali errori matematici. Il Tribunale di Milano aveva da tempo preparato la bomba od orologeria della fase 3 col ricorso di incostituzionalità contro il Lodo Alfano per il processo Mills. Bomba che poteva non funzionare, ma ha funzionato, al tempo giusto. Il Times ha dato una valenza politica ed economica dirompente a questa sentenza in conformità a ciò che era nei voti di una parte rilevante della sinistra italiana e di operatori economici che la sostengono, chiedendo che il premier si dimettesse. Ma ciò non è accaduto e non accadrà perché l’effetto politico del Lodo Alfano della precedente sentenza civile su Fininvest nell’opinione dell’elettorato è stato l’opposto. E perché gran parte degli operatori economici e bancari ritengono necessaria la continuità di governo. Per il mondo industrial lo ha esposto in modo chiaro la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. E, nel loro modo cauto, lo hanno fatto capire anche importanti esponenti del mondo bancario. E del resto una parte dei grandi gruppi di potere economico e finanziario aveva fiancheggiato questa manovra anti berlusconiana allo scopo di ricavarne comunque un frutto. O quello di prenotare una voce in capitolo per la formazione del governo di transizione e di farsi meriti per il muovo centro. O quello di vedere indebolito il premier attuale. Fare in modo che i leader politici non diventino troppo potenti è una antica strategia italiana: “Divide et impéra”. Così il sogno di mezza estate di rovesciare Berlusconi mediante l’operazione in tre fasi si è infranto nella prima decade di ottobre, quando le foglie cominciano a cadere. Ma la sentenza della Corte costituzionale ha comunque danneggiato la nostra economia presso gli operatori internazionali interessati ad investimenti e contratti con soggetti privati e pubblici italiani. Infatti questa sentenza ha rovesciato il principio della precedente sentenza su lodo Schifani per cui l’immunità penale temporanea delle alte cariche costituzionali non era in sé in contrasto con le regole della costituzione. Principio accolto dal presidente della repubblica Napolitano che aveva firmato la legge che conteneva il lodo Alfano. Il canone della continuità della giurisprudenza della Corte costituzionale è importante ai fini della certezza del diritto nelle sue regole fondamentali. Infrangendolo, questa Corte ha accresciuto la sensazione di instabilità e imprevedibilità del sistema giuridico italiano che pervade il giudizio internazionale corrente e che aggrava la valutazione del rischio di fare investimenti e affari in Italia. Si afferma che essendo i membri della Corte costituzionale attuale in gran parte differenti da quelli della Corte precedente non bisogna stupirsi se essa ha ribaltato la sua giurisprudenza. Tuttavia il principio di continuità della giurisprudenza di una Corte sarebbe misera cosa se fosse riferito puramente agli stessi giudici in carne ed ossa. Esso è riferito al giudice di una data Corte come figura che vale indipendentemente dagli individui che la compongono. D’altra parte non è neppure accettabile la debole tesi per cui la precedente Corte, giudicando del Lodo Schifani, non ha considerato la questione della incostituzionalità in quanto le bastava, per il sui rigetto, l’averne rilevato dei difetti di merito nella applicazione dei validi principi costituzionali. La Corte suprema in un ordinamento basato sulla continuità e certezza del diritto, opera ai fini della corretta legislazione costituzionale mediante la abrogazione delle norme che, a suo avviso, non aderiscono alla costituzione. E quando perciò esprime un giudizio negativo, esercita anche un magistero costruttivo ponendo in rilievo ciò che va modificato, se si vuole che la legislazione futura sia conforme ai dettami costituzionali, così come emergono nella sua interpretazione. I casi dunque, sono due. O la Corte precedente ha scientemente occultato ovvero indicato in modo assai ambiguo e quasi enigmatico la esistenza di un principio generale di incostituzionalità di qualsiasi legge che sospenda i giudizi penali a carico delle alte cariche dello stato e si è solo soffermata su difetti applicativi di tale principio. Oppure non ha ritenuto in sé incostituzionale tale principio. Nel primo caso essa ha generato una assurda incertezza del diritto, quasi una beffa, perché solo dopo fatte le modifiche che si desumevano dalla sua sentenza è emerso che c’era una questione pregiudiziale di “principiis obstat ” di cui essa non aveva avvertito in modo esplicito. Una preclusione occulta che rendeva inutile qualsiasi modifica. Può un operatore internazionale ritenere affidabile il diritto di uno stato in cui la Corte suprema fa circa la validità delle leggi di questo “gioco del gatto col topo”col governo in carica e con la sua maggioranza parlamentare? Se lo fa la Suprema Corte non lo faranno anche le corti ordinarie e le autorità amministrative con i comuni cittadini? Ma è molto più plausibile la seconda interpretazione. La Corte ha cambiato parere perché sono cambiati i giudici. Ed essi non si sono preoccupati della discontinuità giurisprudenziale non solo o non tanto perché appartenenti alla sinistra politica o per essa simpatizzanti. Ma perché imbevuti di relativismo. Lo è la sinistra giuridica con la sua concezione di diritto evolutivo, ad hoc . Lo è una vasta cultura intellettuale dominante in Italia fra spiriti che si ritengono iberali, perché liberi da ogni credo di base, salvo quello nella loro ragione ragionante, in un momento dato. Il relativismo storicista e il relativismo intellettualista sono due estremi che si toccano. E così non importa a questi giudici che cosa hanno ritenuto i precedenti giudici. Non gli importa se nel testo originario della Costituzione vi era l’immunità dei parlamentari in carica che indica che il principio di eguaglianza non valeva per i padri costituenti nei confronti del potere legislativo e di chi, dotato di mandato parlamentare, esercitasse il potere esecutivo di governo e quello di iniziativa legislativa e conduzione del bilancio. Non importa a questi giudici che l’intero impianto costituzionale ricerca l’equilibrio fra poteri, per evitarne la reciproca sopraffazione. Non gli importa che la legge elettorale abbia stabilito che i cittadini votano il premier oltre che i parlamentari e che in tal modo essa ponga, nel sistema legislativo ordinario, una diversa posizione del premier, come espressione della volontà popolare rispetto agli altri parlamentari e membri di governo. Loro, questi giudici, “pensano che sia giusto ” che il presidente del consiglio sia processabile penalmente e interpretano ad hoc formalisticamente l’articolo 3 della costituzione che stabilisce che tutti i cittadini sono eguali davnti alla legge. Eppure la carta costituzionale è piena di eccezioni a tale eguaglianza formalistica generalizzata.
L’elettorato attivo compete solo a chi ha almeno 18 anni di età. E ciò in dipendenza delle leggi ordinarie sulla maggiore età. L’elettorato passivo tocca solo a chi ha almeno 25 anni di età per la Camera e 40 per il Senato. I residenti della Valle d’Aosta, della Sardegna, del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia hanno regimi tributari e finanziari diversi da quelli delle Regioni a statuto ordinario. E tali regimi sono diversi far di loro. Dunque l’articolo 3 va interpretato nel senso che l’eguaglianza vale a parità di condizioni, ricavate dal sistema costituzionale e da quello legislativo ordinario. Lo scrive la stessa corte nella sentenza sul lodo Schifani affermando che la constatazione di una differenziazione non conduce di per sé alla affermazione del contrasto con la norma con l’articolo 3 della costituzione. Il principio di eguaglianza comporta infatti che se situazioni eguali esigono eguale disciplina, situazioni diverse possono implicare differenti normative. Essa aggiunge che in tale ipotesi, tuttavia, ha decisivo rilievo il livello che l’ordinamento attribuisce ai valori rispetto ai quali la connotazione di diversità può venire in considerazione. Nel caso in esame sono fondamentali i valori rispetto ai quali il legislatore ha ritenuto prevalente l’esigenza di protezione della serenità dello svolgimento delle attività connesse alle cariche in questione. La Corte aveva ritenuto che il lodo Schifani a tal fine incidesse sulla obbligatorietà dell’azione penale di cui all’articolo 112 in modo eccessivo, non che non potesse effettuarsi una sospensiva di tale azione, pur mantenendone l’obbligo. Sarebbe interessante capire quale è la nuova posizione della nuova corte. La serenità dello svolgimento delle alte cariche ritenuta rilevante dalla precedente sentenza non conta più nulla? Nel mondo relativista i principi generali stabiliti dalle precedenti sentenze si mandano in soffitta perché si è cambiato parere?

Feltri: Vogliono uccidere Berlusconi

Bisogna vedere se oltre alla bravata di Matteo Mezzadri non vi siano altri indizi di una metamorfosi che potrebbe spingere il dibattito politico a preferire le pistolettate alle pistolaggini. La sensazione è che siamo a buon punto, benché Mezzadri si sia scusato con amici, avversari e perfino Berlusconi, e si sia dimesso dalle cariche del Pd”. Sotto il titolo di apertura del Giornale “Voglio uccidere Berlusconi” il direttore Vittorio Feltri interviene nella vicenda della frase contro Berlusconi scritta su Facebook da un giovane dirigente del Pd di Modena. Feltri rievoca i fantasmi del terrorismo amato e stigmatizza gli articoli di Toni Negri su ItalianiEuropei e di Luigi De Magistris sull’Unità inneggianti al cambiamento politico. “Un richiamo al principio che se non serve il Parlamento si va in piazza - scrive Feltri -. Se poi c’è da menare si mena e così sia”. Il direttore cita anche la risposta data dal ministro per i Rapporti col Parlamento, Elio Vito, ad un interrogazione di Emanuele Fiano nel quale si informa che il dipartimento delle informazioni per la sicurezza rende noto che il premier è stato informato della possibilità che possa essere oggetto di contestazione in occasione di eventi pubblici, non escludendo anche gesti violenti di mitomani.
Da qui la conclusione di Feltri: “Occhio Berlusconi perché, dopo le campagne di stampa ispirate a scarsa simpatia nei suoi confronti, c’è il rischio che qualcuno cerchi di spararle in faccia, spianando la strada al governo tecnico che l’opposizione e dintorni, finché lei sta lì a scassare le uova, non ce la farà mai a donare all’Italia oppressa. Sappia infine, signor premier, che se il progetto di eliminarla, per ora vagheggiato, venisse realizzato non sarebbe opera di un mitomane isolato, ma di un mitomane con parecchi tifosi mica tanto criptici”.

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